martedì 6 novembre 2012

Tvd 4x04 The Five - About Responsibility

E via con le elucubrazioni random. Togliamoci subito il pensiero e ammettiamolo: Klaus con i capelli lunghi è una meraviglia assoluta. Facciamo in modo di far sapere a Joseph Morgan che ci dovrebbe seriamente pensare ad adottare quella capigliatura, in my opinion, obviously. Detto questo. Damon. Elena. Seriously? Ognuno procede sulla propria strada e poi due, contati due, istanti di contatto.

 E non parlo di quando hanno ballato, perché lo sharing dancing è valso quanto il bacio/pomiciata leggera della 3x19, cioè roba intensa, ma epidermica, quanto piuttosto dell'espressione di Damon quando lei l'abbraccia e l'espressione di Elena quando davanti alla porta di casa si accorge di star ferendolo. E non vorrebbe, magari. Ma il suo primo pensiero non è lui, quanto la divisione interna che la strazia, insopportabile per lei. Ma, Elena, se non ora, quando?
“Non voglio essere così” “Cioè, come me”. Argh. Il problema è quel che si fa o quel che si è? Damon fa il bravo, ma non è bravo? E Stefan fa il cattivo, ma non è cattivo? Avrei davvero sperato qualcosa di più. Damon ed Elena che ballano: dimenticare. Lo sballo, il divertimento serve per dimenticare quelli che sono ostacoli, limiti, impedimenti, dolori. Elena, nel maledettissimo momento in cui Bonnie entra – evito qui, con grande concentrazione da parte mia, qualsiasi espressione di riprovazione, ma potete darle per sottintese – quello che succede a Elena è che si rende conto che per divertirsi e provare quello sballo ha dovuto soggiogare qualcuno e fargli del male. Dite: ma che fa? Non ha sentito dolore, non saprà nemmeno di essere stato soggiogato. Veramente non è questo che conta, dato che qui il vampiro è invasivo, con la mente e con i denti. Non odiate le zanzare quando a tradimento vi pungono? Non siete fra quelli che si chiedono perché tali animali approfittatori esistono? I vampiri, quando non ti uccidono, ma virtuosamente si limitano a drenarti modiche quantità di sangue, sono dei parassiti, che si approfittano di te a tua insaputa, ferendoti senza nemmeno il coraggio di affrontarti apertamente. L'Elena che si risveglia allo sguardo di Bonnie era quella che non accettava il soggiogamento, che si sentiva in colpa per esservi ricorsa nel caso di Jeremy, che lo accetta infine come un male minore nel caso che l'orrore sia troppo da sopportare. Ma qui il soggiogamento è stato solo per il proprio nutrimento e, infine, per il proprio piacere. Questo l'ha fatta risvegliare: a malincuore accetta di doversi nutrire di sangue spillato alla fonte, ma qui ne stava godendo.

Questo è appunto il modus vivendi e operandi di Damon Salvatore. Noi abbiamo compreso cosa sia stata la scuola di Sage per Damon: aver abbandonato una disperazione durata decenni per una visione maggiormente gaudente. Ma questo modo di vivere il vampirismo è la via meno dolorosa per sopravvivere a un destino amaro, se la propria umanità ancora grida. Damon ha trovato la via per tirare avanti il meglio possibile. Non direi “alla grande”, no. È superficie. Il Damon che abbiamo conosciuto era un cinico colmo di amarezza e di astio verso il fratello, con l'unico scopo nascosto di ritrovare l'amore della sua vita, Katherine. Poi ha trovato Elena, ha ritrovato suo fratello e si era fatto un amico: abbastanza da ritrovare senso, ma in fondo vuole Elena, perché rivuole l'amore.
L'estrema dolcezza con cui ci strega è quella che abbiamo visto in quell'istante in cui Elena lo ha abbracciato, l'avevamo guardata quand'era morente per il veleno del licantropo, l'abbiamo constatata alla morte, anzi alle morti di Alaric. Solo noi. Meredith ha sentito il profumo di quell'umanità. Elena la scansa come se fosse la peste. E se volete sapere se sono d'accordo con queste scelte di sceneggiatura: no, non lo sono.
Stefan è crudele quanto tutti gli altri: aiutare Klaus ad ingannare, ad annichilire Rebekah ancora una volta è stato orribile. Mente, manipola e scende a compromessi. Lo fa a fin di bene, ok, ma perché questo dovrebbe migliorare le cose? Quando Rebekah capisce che lui l'ha presa in giro, giocando con i suoi sentimenti, con il suo più profondo dolore, lui la blocca per aiutare Klaus a pugnalarla e le dice “Mi dispiace”. In questo consiste la sua empatia? è “empaticissimo” mentre aiuta a compiere una palese ingiustizia.
  • Stefan ripper: uccide qualcuno e poi – “come mi dispiace!!!” – rimette a posto la testa strappata dal corpo. 
  • Stefan non ripper: fa un patto col diavolo, lo nasconde a ragazza e fratello, mente. Ah già, scusate lo fa per una giusta causa. 
  • Damon lo squartatore: si nutre, uccide e cerca di non pensarci (humanity switch off). 
  • Damon non squartatore (dopo Elena): si nutre, non uccide e si diverte. 
Responsabilità, senso della gravità di quello che si compie contraddistinguono Stefan ed Elena quando non sono in modalità brama di sangue. Mancanza di senso della responsabilità e di gravità di quello che si compie brillano in Damon. Ma è davvero così? Sì e no. Da un lato lui sa bene che dannazione sia essere un vampiro, noi spettatori lo abbiamo visto, dall'altro cerca di farselo piacere, accetta l'ineluttabile e se lo gode come meglio sa fare.
Quando Elena non morde la ragazza con la foto sul telefonino lui dice: “Che ti importa? Non è la tua famiglia”. A Elena importa; ha il senso della gravità di quello che sta facendo. Quella persona è come me. Sì, ma se è necessario, si sorvola. Come quando Stefan uccide la guardia perché lei possa nutrirsi e non morire. Insomma qui il problema non sembra essere quello che si sta facendo, ma avere ben chiare le implicazioni etiche di quello che si fa. È sbagliato, ma devo farlo (come quando Elena tradisce Elijah): questi sono i buoni. O quelli che si vedono tali. Anche Bonnie è di questa schiera: per salvare Elena usa la magia oscura, e frega la nonna. Fanno errori e li chiamano errori.

Cosa fa invece Damon? Non definisce, non sente il peso, quando una cosa la deve fare, la fa. Lo dice anche all'epoca a zio Mason: “A volte faccio cose che non era necessario fare”. Errori di strategia: questo è disposto ad ammettere che siano. Poi, quando si trova faccia a faccia con Mason (fantasma) accusa il colpo di essere aiutato da uno che ha ucciso e lì, sì, ammette il suo errore. Persino per aver ucciso Alaric (due volte) chiede scusa solo in punto di morte di lui. Quando sviluppa un rapporto, solo allora, quando qualcuno entra in qualche modo nella “sua famiglia” allora accusa la gravità degli errori commessi, delle sue colpe. In un rapporto riconosce la verità. All'interno di un sistema di dati di fatto che hanno a che fare con l'amore, con un rapporto affettivo. Tutti gli altri si riferiscono a una legge morale che costa dolore e “gravità”. In questo senso la “leggerezza” di Damon è insopportabile. Non è tollerata. È come se dicesse sempre “Che importa?”

Elena vuole invece essere qualcuno “a cui importa”. È, questa, una brutta cosa? No. Alla festa ha “violentato” un paio di invitati. Questo se cogliamo il parallelo di Thomas Galvin: il ragazzo con la pillola stordente ed Elena con lo sguardo soggiogante sono pari, compiono la stessa ingiustizia. Elena sta vendicando una malvagità? Sì, ma con le stesse armi del malvagio. Ma la vera colpa dovrebbe essere quando si gode la cosa, la situazione e tutto. Perché non le importa, anzi, si sente “bene”, ne è felice.
 Sentite, qui possiamo approfondire quanto volete, analizzare e quant'altro, ma non si fa che girare intorno a una moralità sentita come incoltivabile, dato che ogni giorno la si salta, una moralità che è diventata, nella percezione comune, moralismo. Ma non ci può staccare da questo super io collettivo, dall'imperativo dell'agire giustamente, perché l'alternativa è la giungla più assoluta, è appunto l”homo homini lupus”. Le serie televisive ci fanno dire e pensare cose che non possiamo dire e pensare nella vita reale, hanno una funzione compensatoria e catartica, perché non possiamo davvero pensare che Stefan sia meglio da ripper o inneggiare alla noncuranza di Damon, perché sappiamo che se coltivassimo questi atteggiamenti nella vita vera finiremmo in carcere, ci metteremmo con il primo criminale violento, ma figo che incontriamo, diventeremmo delle vittime per scelta e via così. Ma come affermano fonti autorevoli: “le serie sono un laboratorio di pensiero” e qui stiamo costruendo modi pensare e di vedere che in qualche modo sono nati dalle nostre opinioni e convinzioni.

Una cosa sola ci salva, tornando alla serie della nostra ossessione: Damon Salvatore parte, in quello che fa, da un amore, e in questo lui non è moralista, ma morale. Parte dall'amore per il fratello per esempio: vedete come dice a Stefan “Non ha funzionato” parlando della trasferta? Che invece ha funzionato benissimo, perché Elena si è nutrita e non ha ucciso nessuno. Perché lo fa? Per il fratello, per rassicurare Stefan che Elena è ancora tutta sua, per scomparire da loro come coppia. Se Damon Salvatore è quello a cui “non importa”, noi possiamo però affermare che lui trae le sorgenti del suo agire dalle sue evidenze elementari, cioè ama. E per questo si fa da parte, per quanto lo feriscano. La sua non è una moralità “universale”, è un nucleo minimale di moralità, quella che proviene autenticamente dall'amore, l'unica da cui si può ricominciare. E la legge allora? La giustizia, allora? Una volta veniva da una certezza che era originariamente religiosa e cristiana, ora è solo norma di bene comune. Ed è sentita, dalla nostra conscia o inconscia elaborazione, come insufficiente. Per cui l'unica chance è forse partire dal nucleo delle evidenze del nostro cuore; forse, per questa 4x04, dal momento in cui Elena spiega a Damon perché non può mordere la ragazza bionda fuori dall'università. Non è escluso che questo sia quell'elemento che consente a Damon di continuare a perdonarla per il fatto che lo sta ferendo ancora e sempre, per non vedere il suo cuore. In qual dialogo sul portico c'è il punto: quello che Elena prova e quello che Elena vuole. Io davvero chiedo perdono, ma mi viene in mente Harry Potter e la scelta delle Case col Cappello parlante, quando il maghetto vuole essere un Grifondoro e non un Serpeverde. La scelta vale qualcosa. E l'amore vale qualcosa. Le tenebre nella luce (Elena) e la luce nelle tenebre (Damon). Comunque: work in progress!

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